“Tutto per Gesù! Il mio motto, il mio pensiero, la mia volontà; la gioia e il dolore, la sanità, la malattia, l’amicizia e l’abbandono, la vita e la morte, tutto per Gesù e per Lui solo”

Beato Pianzola

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Gioia spirituale

La beatificazione di padre Pianzola momento di gioia spirituale per la Chiesa locale
Festa nel segno della missione

Una giornata di festa che richiamava alla mente, per certi versi, la visita di Benedetto XVI dell’aprile scorso. Certo l’evento era diverso, da tanti punti di vista. Molti però erano gli elementi comuni: l’attesa, migliaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo, un centinaio di sacerdoti, una ventina di vescovi e un cardinale. Il grande maxischermo in piazza sant’Ambrogio, i due maxi schermi in Piazza Ducale, il Duomo gremito, una splendida giornate di sole e la cornice straordinaria della Piazza Ducale. In questo clima di festa e di profonda e intensa spiritualità si è realizzato l’evento che la chiesa vigevanese attendeva da decenni: la solenne beatificazione di padre Francesco Pianzola.
Un’emozione fortissima ha attraversato quell’attimo di silenzio nel quale, subito dopo la lettura del decreto papale di beatificazione, la grande immagine di padre Pianzola è stata calata al centro dell’arco di gloria del presbiterio della Cattedrale. In un colpo d’occhio ricco di evocazioni spirituali, il ritratto del “Padre” è apparso sotto le braccia aperte della poderosa immagine di Sant’Ambrogio: in quel momento era un uomo di questa terra, una terra da sempre sotto la protezione del santo vescovo milanese, ad essere additato ad esempio di fedeltà eroica alla chiamata evangelica. Entrambi accomunati, tra tante differenze, da un identico amore per l’uomo, tutto l’uomo,nelle sue grandezze come nelle sue miserie.
La giornata, preceduta da un intenso lavoro di preparazione, materiale e spirituale, ha raccolto dentro e intorno alla chiesa madre della Diocesi tutta la chiesa locale, e non sono quella. Tra le autorità in Cattedrale, tra la gente in piazza ducale e in piazza Sant’Ambrogio, c’erano le molte delegazioni giunte appositamente da ogni parte d’Italia per partecipare ad un evento straordinario, destinato a segnare la storia di ciascuno e di tutta la Chiesa.Si può ben dire che i colori, dei foulard, ma soprattutto delle nazionalità e delle etnie, hanno acceso di un respiro grande, quello della Chiesa universale, una comunione che sabato è parsa inequivocabilmente “pianzolina”, segnata cioè dal senso della missionarietà. Perchè Pianzola fu profondamente missionario e missionarie volle che fossero le “sue” suore, quelle stesse donne che oggi sono sparse nel mondo ad annunciare il vangelo servendo l’uomo, più spesso i più poveri e dimenticati, i più bisognosi, sia di cose che di affetto e di testimonianze di speranza, testimonianze di fedeltà evangelica. Il cardinale Saraiva Martins ha richiamato il senso della speciale celebrazione proprio nella missionarietà,
quella che interessa l’anima di ciascuno e quella che spinge l’impegno di ciascuno a farsi portatore della speranza cristiana, concretamente, ai fratelli con la parola e con le opere. Il cardinale ha spiegato che guardare al Beato significa comprenderne la forza spirituale e la fedeltà, per imparare ad incarnarla nella propria vita.Sabato pomeriggio, in Cattedrale, si respirava un clima di grande tensione spirituale, accentuata dal momento di preparazione che è stato voluto prima della celebrazione del rito sacro. La voce del baritono Carlo Zardo, la sensibile vibrazione evocativa del suo canto, la gioiosa esultanza degli strumenti, il ricco e profondo percorso della articolata composizione (scritta appositamente per questa occasione ed eseguita sabato in prima assoluta) di Giorgio Planesio hanno contribuito a preparare gli animi alla pregnanza del momento spirituale che la comunità si accingeva a vivevere. In Cattedrale, accanto alle autorità,c’erano, silenziosamente gaudenti, le “pianzoline”, la cui vocazione è nata e si è sviluppata nell’interiorizzazione degli insegnamenti del “Padre”. E c’erano le sorelle che padre Francesco l’hanno conosciuto. Per tutte, il “Padre” non se n’è mai andato, è sempre stato lì, accanto a loro, a gioire nei successi, ma soprattutto a consolare nei momenti (immancabili nella vita di tutti) difficili. Ad accompagnare, consolare ed incoraggiare, come ha sempre fatto in vita. Con tutti. E come farà
ancora. C.R. e M.S.

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