Omelia di Mons. Claudio Baggini

3 OTTOBRE 2009 - BASILICA DI SAN LORENZO - MORTARA

Omelia di Mons. Claudio Baggini
Vescovo di Vigevano

è con animo profondamente grato a Dio ma anche con commozione che inizio questa omelia rivolgendomi a tutti voi qui presenti, carissimi sacerdoti e fedeli, per aiutarci a vivere questa solenne liturgia eucaristica in comunione con tutti i santi, in particolare con il Beato Padre Francesco Pianzola, sacerdote santo del nostro presbiterio diocesano, e trarne frutti di conversione e di santità.
Ho letto per la prima volta nei giorni scorsi, in preparazione a questa celebrazione, un testo – Fiori sulla sua tomba – che raccoglie i ricordi vivi e affettuosi di quanti – oblati, sacerdoti, laici e religiose - avevano conosciuto il Padre da vicino, testo pubblicato dalle Suore Missionarie in occasione della traslazione della salma di Padre Pianzola, domenica 5 marzo 1944, nove mesi dopo la sua morte, dal cimitero urbano alla Cappella della Casamadre.
E oggi, mentre l’urna contenente il corpo del Beato, che pur nei segni della corruzione ci appare già glorioso per il riconoscimento della sua santità da parte della Chiesa, riandavo a quanto letto nella testimonianza del Can. Italo Porta sulla traslazione di allora e che voglio condividere con voi in questo momento:
“Al cimitero … S. E. Mons. Bargiggia recitò il De Profundis ed il corteo incominciò a snodarsi su la via del ritorno, corteo interminabile, maestoso e ben ordinato.
… Le vie erano assiepate ed il contegno del popolo non era quello dei curiosi, ma dei fedeli che partecipano alla manifestazione col fervore della preghiera; dei fedeli che hanno una grazia da domandare, un favore da ottenere … Era uno spettacolo imponente, mai visto e che ha spinto, senza volerlo, tutta quella massa a trasformare la cerimonia funebre in una vera apoteosi. Così il Signore voleva premiare le virtù non comuni del suo degno ministro. .. Mons. Bargiggia fece solennemente le rituali esequie, al termine delle quali con animo commosso si rivolse ai numerosi sacerdoti presenti ed ai fedeli, additando agli uni in Padre Francesco l’esempio da seguire, agli altri raccomandando la docilità agli insegnamenti dei ministri di Dio...”.
A distanza di sessantacinque anni, con animo, forse, ancor più commosso di Mons. Bargiggia, come Vescovo di questa carissima nostra Chiesa, rendo lode a Dio per il dono della santità del B. Pianzola, certamente già riconosciuta dal popolo di Dio, dalla gente di Mortara e di Lomellina accorsa in massa a rendere onore ma anche a chiedere grazie a Padre Pianzola nel giorno del suo ritorno nella cappella della Casamadre: oggi a me tocca presiedere non una liturgia funebre ma la festa liturgica del nostro Beato che anch’io addito, come il mio predecessore, innanzi tutto ai sacerdoti come “esempio da seguire” in questo anno sacerdotale.
Vorrei, dunque, cogliere dalla liturgia della Parola, alla luce dell’esperienza sacerdotale del Beato, due semplici spunti per vivere coerentemente questo anno sacerdotale, rivolgendomi non solo ai presbiteri ma a tutta la comunità cristiana qui rappresentata da religiose e laici.

1. Nella prima lettura tratta dal Libro del profeta Geremia abbiamo ascoltato la risposta preoccupata del giovane Geremia di fronte alla scelta di Dio che da sempre l’aveva consacrato e stabilito come profeta. Geremia, infatti, risponde: Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane!
Se guardiamo all’esperienza di Padre Pianzola, sin dalla sua fanciullezza e poi negli anni della formazione in Seminario, mi sembra che ci troviamo invece di fronte a un giovane che ha una chiara coscienza della chiamata gratuita di Dio, ma anche delle sue doti naturali.
Non ha paura di “essere profeta”, ossia scelto come sacerdote a parlare a nome di Dio, perché sente ardere nel suo cuore la passione per l’annuncio evangelico e ha la consapevolezza di “saper parlare e comunicare”; teme piuttosto di fidarsi troppo di sé e delle sue capacità, di ricercare autorealizzazione e successo personale.
Ci sono almeno due pensieri scritti, da chierico, nei suoi “Notes spirituali” che vale la pena rileggere:
“Voglio, con la grazia del Signore, sradicare da me il difetto di parlare troppo, per inabissare la pericolosa mia loquacità nel silenzio sacro di Gesù Eucaristia e così meglio glorificarlo nella mia santificazione.
Conoscere, amare e servire Gesù è la mia scienza; ogni giorno studierò qualche cosa attinente alla vita sacerdotale”.
Possiamo già trarre un primo spunto di meditazione per questo anno sacerdotale: è l’invito all’ascesi e alla lotta spirituale per superare la facile tentazione della ricerca del proprio io nello svolgimento del ministero, di una certa superficialità e incostanza nella doverosa preparazione all’esercizio del ministero, specialmente alla celebrazione eucaristica e all’annuncio della Parola di Dio.
Ce lo diciamo molte volte: non siamo dei “funzionari” né dei “padroni” - come ricorda S. Paolo - sulla fede dei credenti che ci sono affidati; siamo invece “collaboratori della loro gioia”.
Come S. Paolo ai Tessalonicesi (seconda lettura) vorremmo anche noi, allora, poter dire ai fedeli: “Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il Vangelo di Dio ma la nostra stessa vita perché ci siete diventati cari”.
Ma perché sia “vera” questa parola dobbiamo scegliere di percorrere un rigoroso e costante cammino di purificazione e di conversione, che ci liberi dal possesso di noi e delle cose per essere davvero liberi di seguire il Cristo e di servire i fratelli.
Nel testamento del Beato Pianzola leggiamo “Raccomando come mia volontà alle Suore lo spirito di fede, di povertà, di carità e di apostolato, lavorando solo per il cielo … Ho lavorato senza interesse umano e non ho soldi …”.
Poteva scrivere queste raccomandazioni perché la coerenza della sua vita aveva già “parlato” e ammonito, perché il suo volto sorridente e la sua straordinaria capacità di accogliere tutti anche nelle ore buie della sofferenza e del rifiuto, il suo stesso corpo disfatto dalle fatiche apostoliche a soli sessant’anni gli avevano già reso in vita testimonianza di spogliazione di sé per essere rivestito di Cristo, di dimenticanza di sé per donare tutto ai fratelli, sino alla fine, come Gesù.

2. Un secondo spunto di riflessione vorrei coglierlo dal testo del Vangelo di Luca, là dove si cita il profeta Isaia: Lo Spirito del Signore mi ha mandato per annunziare il Vangelo ai poveri.
Credo che non debba essere spiegata, da una parte, la scelta preferenziale dei piccoli e dei poveri che il Beato Pianzola ha fatto sin dalla sua fanciullezza, quando raccoglieva nel cortile della sua casa i fanciulli delle cascine nel tempo libero dalla scuola; dall’altra una esigente e costante scelta educativa a servizio, soprattutto, dei giovani e delle giovani – che rischiano oggi forse più di ieri di essere “poveri” tutti, perché dimenticati e traditi dagli adulti -; e per educare i giovani ha inventato le aggregazioni, le iniziative e i luoghi più diversi per raggiungere “tutti”, a partire dagli emarginati ed esclusi della società del suo tempo.
In un suo scritto giovanile sull’educazione dei giovani scrive:
“La rovina di un Oratorio sarebbe da aspettarsi là, ove si facesse bassa distinzione tra i figli della plebe e quelli degli agiati, tra gli straccioni e i futuri cicisbei, tra la giacca di fustagno e la giubba di lana. I fanciulli rifuggono in massa da queste irragionevoli particolarità, pesano il cuore di chi li raccoglie e sanno pronunziare bene i loro verdetti.
Vorrei avere la penna di S. Agostino a persuadere Voi, o Sacerdoti, o Chierici, o buoni laici, di amare di preferenza i negletti figli del popolo.
Ad essi sorridete, ad essi allargate le braccia, ad essi in modo speciale mostratevi veri papà! Il vostro sorriso, il dolce parlare, il bel tratto potrà salvare quelle anime …”
Ogni commento sarebbe di troppo; soltanto vorrei richiamarci tutti, sacerdoti, religiose e laici, all’esigenza di imparare, oggi, ad accogliere nei nostri ambienti con premurosa attenzione, rispetto e concreti gesti di servizio le sorelle e i fratelli immigrati e quanti vivono sulla propria pelle disagio ed emarginazione, con lo stesso amore evangelico e la passione missionaria con cui Padre Pianzola, i suoi Oblati, le Suore Missionarie e giovani e adulti dell’Oratorio dell’Immacolata sono andati incontro ai lavoratori stagionali, alle mondine, al popolo e ai giovani lavoratori dei campi.
Un altro passaggio dello stesso scritto di Padre Pianzola, ancora chierico, può essere illuminante:
“Non è forse vero che attorno alla persona del Sacerdote e del Chierico si avvicina sempre qualche fanciullo? Ecco il punto di azione.
Il ragazzo che anche inopportunamente vi viene tra i piedi è un piccolo messo dei molti suoi coetanei: egli viene a chiedervi pietà per tutti. Educate con intelletto di amore questo, o questi primi accorrenti, e voi porrete la base della vostra opera, tanto più salda e proficua, quanto sarà aderente alla pietra che è Gesù Cristo. Se altra base noi poniamo nell’aprire l’Oratorio, che non sia la carità di Cristo la quale ci spinga e ci animi, sì, faticheremo, ed anche suderemo, ma solo per fabbricare sull’arena. Vogliamo i fanciulli al nostro fianco al pari di figli? Siamo noi veri padri! Una buona volta discendiamo in mezzo di loro per educarli cristianamente …”
Anche qui due sottolineature chiare e sempre attuali: il punto di partenza è il “ragazzo concreto”, i giovani, pochi o tanti, che cerchiamo di incontrare e con cui entriamo in relazione ed è centrale la scelta formativa fondata su Gesù e il suo Vangelo.
Oggi non corriamo il rischio di affannarci nella costruzione di grandi strutture senza preoccuparci, contemporaneamente, di stare con i giovani proponendo cammini educativi che offrano contenuti e direzione spirituale a cui non manchino la dimensione vocazionale e missionaria, come il Beato Pianzola insegna?
Ma l’amorevolezza di Don Bosco ha certamente affascinato il Beato Pianzola e ha caratterizzato e resa feconda la sua azione educativa; scrive infatti:
“Bisogna dunque scendere dall’alto, bisogna sulle orme dello stesso S. Paolo farsi piccolo coi piccoli, interessarsi delle loro piccolezze, e far intendere sempre nella carità di Gesù Cristo i pericoli del loro sviamento, nonché le altre aspirazioni del Cuore affettuoso di Dio.
Oh, il giovanetto, quando si accorge di essere amato, diventa maneggevole, convinto, deferente, generoso, pronto alla stesso eroismo …”
Ci stiamo preparando come Chiesa italiana ad accogliere i nuovi orientamenti pastorali per il prossimo decennio, incentrati sulla “sfida educativa”: ringraziamo il Signore per aver donato al nostro presbiterio un prete missionario e un educatore dei giovani, oggi santo, che tanto ha ancora da insegnarci.
In questo anno sacerdotale chiedo per ciascuno di voi, carissimi sacerdoti, la grazia di voler imparare la sua lezione di pastore missionario ed educatore amorevole di schiere innumerevoli di giovani, per essere meno impreparati ad affrontare l’emergenza educativa nella nostra Chiesa diocesana.
A Maria SS. affidiamo il nostro impegno per ravvivare secondo il cuore di Dio il dono del nostro sacerdozio, implorando l’intercessione del nostro santo confratello, il Beato Padre Francesco Pianzola, mentre con lui e come lui invochiamo Maria come Madre del Buon Consiglio.

+ Mons. Claudio Baggini

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